“Nel 2020 per Covid -45% screening colon retto”
“Il cancro del colon retto è il più comune tumore dell’apparato digerente, il secondo maggior killer in Europa. Tuttavia nel 2020, rispetto all’anno precedente, a causa del Covid nel nostro Paese c’è stato un calo degli screening (-45%) e degli italiani che hanno aderito agli inviti (-20%). Questo ha significato inevitabilmente una perdita di diagnosi di tumori (-40%) e di adenomi avanzati (-43%), nonostante in Italia si registrino 50mila nuovi casi all’anno e ci sia ogni 25 minuti un italiano che muore di cancro colorettale. La prevenzione è fondamentale”. Lo ha detto Elisabetta Buscarini, direttore Uoc Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva Ospedale Maggiore di Crema, intervenendo alla tavola rotonda ‘Servizio sanitario nazionale e gestione sanitaria post- Covid’, promossa nell’ambito del 27° Congresso nazionale malattie digestive Fismad, che si è svolto dal 22 al 25 settembre in modalità online a causa delle regole anti-pandemia.
A Buscarini, ex presidente di Fismad (Federazione italiana società malattie apparato digerente), il compito di fare il punto su quanto è stato fatto e cosa si dovrebbe fare per promuovere lo screening del cancro colorettale. “Lo screening – ha sottolineato – è un grandissimo patrimonio per la salute di tutti i cittadini, non solo italiani. E’ un’arma fondamentale, ben organizzata e pagata a caro prezzo dallo Stato italiano. Tuttavia, l’adesione è ancora bassa: solo 4 su 10 italiani invitati a sottoporsi allo screening aderiscono all’invito. E non ci si sposta da questo 42% di adesione, era così anche prima che esplodesse la pandemia. Eppure, sappiamo bene che fare prevenzione paga: in un anno, sul 5% di persone trovate positive al test per il sangue occulto nelle feci, i polipi avanzati identificati con lo screening sono stati 17.378 (eliminati già durante la colonscopia) e 3.061 i carcinomi identificati. Non solo. Ogni anno in Italia 18mila persone tra quelle che si sottopongono a screening del cancro colorettale ottengono il trattamento definitivo con la colonscopia di polipi avanzati o tumori. Inoltre, grazie alla prevenzione e agli screening organizzati, abbiamo una riduzione di incidenza del tumore colorettale (-20%) e della mortalità specifica (-30%).
Nella sua relazione, Buscarini ha evidenziato come a fine dicembre 2020 i mesi di ritardo nel fare prevenzione arrivassero a 5,5 in media in tutto il Paese. “Ma sappiamo bene – ha precisato la gastroenterologa – che si è arrivati a punte di 9 mesi di ritardo in Lombardia, la regione piegata dalla pandemia. A causa della terza ondata che ha continuato a colpire nei primi mesi del 2021, probabilmente ad oggi siamo a mesi di ritardo superiori a queste cifre. Se il ritardo è superiore a 6-12 mesi, avremo +3% di diagnosi tumori più avanzati e +12% di mortalità per cancro del colon retto. Per questo motivo dobbiamo adottare soluzioni in modo tempestivo: ripensare il percorso di screening, pensare ad una maggiore comunicazione verso i cittadini italiani, impiegare maggiori risorse in tecnologia endoscopica. Ma serve investire anche su risorse digitali…